Kind of you.

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    Titolo Racconto: Kind of You.
    Autore: EffieRiot!
    LongFiction

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    Quando, di preciso, siamo arrivati a questo punto? Forse quando abbiamo cominciato a sbagliare... ma sono sicura che non sia così. E' cominciato tutto, semplicemente quando abbiamo cominciato a mentire a noi stesse e, senza rendercene conto, anche agli altri.

    * * *



    «Mi ricordo ancora il giorno in cui ci dissero che saremmo diventate delle rockstar... io ero ancora una ragazzina che cantava seguendo le parole in video versione karaoke su YouTube, appassionata di ogni mia piccola passione e innamorata dell'amicizia. Ovviamente avevo sperato in quel giorno per anni, come qualsiasi quindicenne che passa il tempo anche solo ad ascoltare musica... il fatto che di anni ne avessi diciassette non aveva importanza. In quel momento, fu la mia parte bambina ad emergere, felice come una regina davanti al fatto che i suoi servitori la apprezzano davvero come persona. Ricordo anche che faceva caldo, tanto caldo, ma i brividi per la schiena mi salirono lo stesso. Finalmente forse sarei potuta diventare quella che volevo essere... anche se ora mi rendo conto che sono felice di non esserlo, e di essere me stessa.»
    Spengo lo schermo con un sordo tic del pulsante che, rilasciato, torna alla sua posizione originaria.
    Sentire la mia stessa voce alla TV è una cosa che ho sempre odiato. Non mi ritrovo praticamente mai nelle parole che ho detto, nel tono con cui le ho dette e nell'immagine che vedo. Ma non per questo non era tutto vero, in quel momento... anzi, era tutto vero. Ad essere onesta, è vero anche in quel momento, ma in modo diverso. So di essere una persona mutevole, cambio in continuazione, non riesco ad essere uguale a prima... è una delle mie poche costanti.
    La ragazza affianco a me mi guarda, mi bacia. Sa che sentirmi mi da fastidio, per cui non fa domande.
    Mi chiedo se è giusto che questa cosa vada avanti, lei mi ama molto più di quanto non faccia io con lei... ma forse è proprio per quello che è destinata a continuare. Una persona come me, ha bisogno di una come lei, forse. Una persona che cambia spesso punto di vista ha bisogno di una che la segua con lo sguardo senza dire nulla, e in caso che la riporti sulla via giusta. E poi comunque io la amo. Non quanto vorrei, ma la amo.
    «Ti va qualcosa di caldo Liz?»
    Annuendo mi attira contro di se, in un abbraccio cado e in un silenzio riflessivo. Devo ammetterlo, sono di un'umore strano... come se dei fantasmi mi girassero attorno cercando di prendersi il mio cuore.Così suona molto da ragazzina, ma una parte di me ancora lo è quindi non mi faccio problemi nel dirlo. Sento le sue mani passarmi per la schiena, leggere come piace a me. È anche quello un modo per distrarmi.
    «Io voglio il tè verde che abbiamo preso a Kyoto... ancora non l'abbiamo assaggiato. Com'è che si chiama? Motcha?»
    Alzo su di lei gli occhi azzurri, che so procurarle ogni voltalo stesso effetto della prima. Un po' come il suo viso a me... a volte non posso davvero credere che io le vada bene come sono, perché lei è troppo per me.
    «Si chiama Matcha, Liz -rido leggermente- comunque io non ne ho voglia... mi farò una cioccolata»
    Ci scambiamo un altro tenero bacio, poi battendole un colpetto sulla guancia mi allontano da lei, verso la cucina. L'avverto di aspettarmi li, altrimenti sarebbe venuta a servirmi e riverirmi come se fossi una bimba viziata. Ormai è qualche anno che giro nello showbiz, sono ancora giovane ma mi sento già questi pochi anni pesare addosso. Quando sono partita, a diciassette anni, ero entusiasta come solo una ragazza di quell'età può essere... non ci fermavamo un momento, io e le altre, sempre in giro per l'Europa o in sala di incisione. Bastarono solo due anni e mezzo però a farci rallentare... ora siamo tutte molto più riflessive, più organizzate, più mature. Giovani, ma mature, ognuna a modo proprio.
    Io, nonostante questa mia strana e mutevole mentalità, sembro, a detta di tutti quelli che mi conoscono davvero, una donna vissuta... cosa che assolutamente non sono.
    Katherine, la nostra chitarrista e soprattutto tenero camionista, sembra stia diventando una perfetta donna manager. Ormai praticamente lavora più lei del nostro vero manager.
    Iko, la maga delle bacchette -che usa sia sullo strumento che nel piatto-, sta diventando una delle donne più apprezzate nell'ambiente nonostante la giovane età e viene spesso invitata a dare il suo parere su qualsiasi cosa di nuovo ci sia.
    Dana, invece, semplicemente da qualche mese a questa parte si è impegnata nel sociale, come ogni brava donna di spettacolo. Anche se forse, definirci donne di spettacolo è un po' impegnativo... facciamo parte di un settore abbastanza nicchia, anche se in quel settore siamo quasi le numero uno.
    Nel momento in cui metto il bollitore sulla piastra accesa sento le braccia di Liz circondarmi la vita, e la sua fronte appoggiarsi alla mia nuca.
    «Guardiamo Sweeny Todd?»
    Sorrido leggermente alla proposta. Che è il suo film preferito, ormai l'avevo capito da tempo, nonostante lei non lo ammettesse. Troppo normale per lei avere un film preferito, soprattutto se è un film di Tim Burton.
    «Certo!»
    Beh, a Tim non si dice mai di no.
    Liz sorride, per poi lasciarmi un bacio li dove aveva appoggiato la fronte e trotterellare nell'altra stanza a sistemare tutto per la visione del film. Televisione accesa, coperte pesanti perfette in quel clima invernale, sgabello per appoggiarci le tazze, tende tirate e ovviamente luce soffusa al punto giusto. Nessuna delle due e tipo da completa oscurità tipo cinema, un lieve alone ci piace nella stanza.
    Zucchero la mia cioccolata, densa e nera come la pece, prendo entrambe le tazze e vado ad accoccolarmi di fianco a Liz, che stranamente sta guardando interessata un programma di gossip.
    «Che succede?»
    Lei mi fa segno con la testa di guardare lo schermo, sul quale si staglia l'immagine di una schiena ampia che copre una figura più esile ma leggermente più alta, nell'atto di quello che sembra un bacio anche abbastanza appassionato. La scritta che ne scorre al di sotto recita testualmente “Kaulitz twins: love is in the air, but for each other! Only five years ago it would be illegal, but now it's just a scandal.”.*
    Wow. Dopo anni di appostamenti per coglierli in flagrante, ce l'hanno fatta.
    «Poveretti... è da quando hanno quindici anni che li tormentano. Fortuna che io non faccio il vostro lavoro.»
    Guardo la mia Liz con un sorrisetto poi decidiamo finalmente di far iniziare il film. Il giorno dopo nessuna delle due aveva da fare, ma di certo non saremmo andate comunque a dormire molto presto, in quest'unica sera completamente sole che avevamo.

    * * *



    Le notti con Liz sono sicuramente una delle cose di cui non mi dimenticherò mai. Quasi non considero il nostro vero e proprio sesso... non è mai qualcosa fatto per noia o per divertimento, ma sono semplicemente notti in cui le parole per dirci quello che proviamo l'un l'altra vengono sostituite dai gesti. Il “sesso” è una conseguenza, per nulla necessaria ma comunque gradita.
    «Marshmallow piccoli o grandi?» mi indica con un coltello da bistecca, indicandomi con il dito il sacchetto di caramelle gommose davanti a se.
    «Piccoli!» sorrido tranquilla, rimestando nel pentolino la cioccolata calda. Generalmente odio cucinare e lo faccio fare volentieri a Liz, ma per quanto riguarda bevande calde, tisane e affini la specialista sono io. Sarà che ne consumo in quantità esagerate.
    Solo ripensare alla prima volta che la vidi sembra passato un secolo... io sono una persona completamente diversa. Lei è sempre la stessa, nonostante a me sembri così diversa. Non avrà più i capelli lunghi, o la pelle abbronzata dal sole estivo, ma il suo sguardo è rimasto lo stesso, da sempre. Uno sguardo fiero, indipendente. Uno sguardo spesso pieno d'amore, se lo sai ritrovare in quei pozzi castani. Perchè si, forse la cosa più difficile è capire cosa sta cercando di dirti, con quel semplice sguardo... tutto il contrario di me. Come io sono un libro aperto, una porta con le maniglie antipanico, lei è un lago in un giorno sereno, quando il sole comincia a calare: riflette perfettamente quello che gli viene posto davanti ma non da cenni di quello che ci sai dentro.

    Verso lentamente la cioccolata densa e nera nelle tazze.


    *Questo è stato aggiunto su insistente richiesta di una mia amica xD Siate clementi xD
     
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  2. R!ot girl;
     
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    Beh, hai già una lettrice accanita! Mi piace il tema che hai scelto, il fatto che la protagonista sia una rockstar poi non fa altro che aumentare la mia coriosità (anche perchè sono le storie che mi prendono di più)! Sono davvero impaziente di scoprire come evolverà la cosa^^
    Scrivi davvero molto bene, complimenti!

    Giusto un errore che volevo segnalarti:
    La ragazza affianco a me mi guarda, mi bacia. "A me mi" di solito non si dice, quindi sarebbe meglio togliere il "a me" e scrivere semplicemente: mi guarda e mia bacia. Anche se secondo me è una svista e basta^^
     
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    In quel caso non è errore, perchè non è ripetizione... Vedi la frase solo con "a me" o solo con "mi".. non si reggerebbe in piedi. Cioè, il concetto è che un pezzo è "La ragazza affianco a me", che fa blocco unico, poi c'è "mi bacia" che è l'azione, ma non ripete.

    Comunque grazie mille per i complimenti, davvero (:
    Il fatto che lei è una rockstar... in realtà non segna più di tanto la storia purtroppo. Il fatto è che è stata scritta molto di getto e molto a sentimento, quindi si incentra più sul rapporto tra le due sopra citate che sul contorno... ma spero che la seguirai lo stesso (:
     
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  4. R!ot girl;
     
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    Ah, va bene, non fa niente, certo che continuerò a seguirla ^^
     
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    Capitolo 2



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    Una volta, da piccola, ho visto la morte.
    Me la ricordo molto bene... non era male come dicono. Era semplicemente un equilibrio perfetto, niente di più e niente di meno. Nessuna luce, nessun calore, nessun corpo, nessuna anima, nessun gelo e nessun inferno, nessun paradiso e nessuna grazia. Però la coscienza rimaneva, ed è solo a causa sua che quell'equilibrio non è durato per sempre.
    Nessuno sa di questa cosa, e chi lo sa non vuole parlarne. Il passato è passato, e l'alzheimer aiuta.
    Non consiglierei a nessuno di passare quello che ho passato io, ma lo rifarei. Ora non ci sarebbero medici insistenti, mamme pedanti e religiosi incalzanti che vogliono sapere come si sente, come si è sentita e come finirà il mondo. La terza era prerogativa dei bigotti, ovviamente.
    Liz lo sa. Sa anche che è uno dei momenti meno importanti della mia vita, insieme alla conoscenza di tanti parenti che poi nessuno ha mai più rivisto. Spesso mi chiede di spiegarle cosa ho provato in quei due minuti e trentasette secondi di morte, e sempre le rispondo che è una sensazione troppo difficile da spiegare. È la sensazione d'essere dentro il tratto del gessetto sulla lavagna di quando, a quattordici anni, avevi appena iniziato a frequentare le scuole superiori e la professoressa di storia tracciava la linea del tempo. Un puntino nella linea del tempo, tanto unico da non preoccuparsi nemmeno di tutto il resto. Equilibrio.
    Da quel momento ho provato a rompere l'equilibrio il più possibile, fino a quando ho capito che basta un pensiero a farlo. L'equilibrio è più fragile di un segreto. Equilibrio, morte. Sorelle.
    Le mie, di sorelle, sono ovunque attorno a me. L'equilibrio non mi piace poi così tanto.

    ***

    «Con che artisti vi piacerebbe collaborare, nei prossimi anni?»
    Domanda interessante, per una volta. Più che interessante, intelligente forse. Inaspettata. Guardo Iko e Dana, alla mia destra, e Katherine alla mia sinistra. È lei a prendere parola per prima.
    «Per quanto riguarda me, gli ABBA.»
    La presentatrice ha una faccia soncertata.
    «Ma... gli ABBA sono un gruppo pop.»
    «Li ascoltavo da bambina, sono il gruppo preferito di mia madre... preferisce loro a noi!»
    Tutti ridacchiano, divertiti dalla battuta. Ironica verità, però. Fortunatamente, riguardante una ironica, bionda e arzilla donna. Immagino la reazione della stessa: le guanciotte rosse già normalmente increspate dalle rughe dell'età ripiegarsi in un sorriso che le appiattisce le labbra minuscole e perennemente truccate. «Una donna non può definirsi “a posto” senza il suo rossetto.» solea dire, ma non ricorda mai che usare solo quello non la rende certo una diva.

    ***

    «Eva parla. Parlami.»
    Vedo Liz sedermisi davanti, tenendo lo schienale della sedia davanti a se e le braccia a penzoloni da esso. Tenere le sedie vicine al divano serve anche a questo.
    «So chi era al telefono.»
    «Non è niente.»
    «Tua madre non è “niente”.»
    Ci guardiamo un attimo, capisco esattamente che vuole dire. Non è importante che sia mia madre, quello non ha peso né per me né per lei, i rapporti di parentela non sono esattamente la nostra specialità. È proprio per questo che è preoccupata... quando è mia madre, a chiamare, non c'è mai qualcosa di buono. Lei lo sa, lei lo sa sempre. Lo dicevano anche le t.A.T.u., “Everything she said running trough my head.”... solo che loro non si amavano davvero. Peccato, sarebbero state una coppia carina.
    «Evangeline!»
    Forse mi sono distratta troppo, Liz ancora aspetta una risposta.
    «Ha un tumore.»
    ***

    Devo essere onesta: quella notte non dormii. Non sono sicura se fosse per la notizia, o per il fatto che la notizia non mi aveva lasciata ne stupita ne dispiaciuta.
    «Evangeline, ho un tumore al polmone.» mi aveva detto.
    «Perchè mi hai chiamata?» vuoi farmi soffrire, mamma?
    «Ma, Evangeline...»
    «Non posso aiutarti, mi dispiace. Ho una vita ormai.»
    In fondo lei non è sola. Ha mia sorella Angelia, e anche mia sorella Veronika. Ha lo zio. Tutti sanno come stanno le cose. Tutti giudicano, ma nessuno ha il coraggio di dire nulla e vivono nella loro ipocrisia, mandando regali di natale a Liz da parte di mamma. Eppure, quella scrittura è tanto simile a quella di zia Charlie...!

    «Mi dici sempre che non bisogna pensare a chi non pensa a te, ma curarsi solo di chi ti sta affianco... se continui a non dormire comincerò a pensare che sei una che predica bene e razzola male»
    Mi giro e stringo a me più forte che posso il corpo magro e caldo di Liz. Lei mi salva, tutte le volte. Bastano frasi come quelle a cambiare le cose, dentro di me. Sento le sue mani poggiarsi leggere sui miei fianchi. È finita, finalmente è finita. Ora posso dormire.

    Le ciglia si incollano, nella calma del sonno.
     
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  6. Fabietto
     
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    Che belline *-* Oi mi piace tanto! :D Magari scrivessi cosi ç_ç l'ultima frase (le palpebre che si incollano)..oh..poesia *_*
     
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    Capitolo 3[/size]

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    Io non sono un tipo da “pigiami invernali” e “pigiami estivi”. I pigiami sono pigiami, indipendentemente dalla stagione... quello che può cambiare sono le modalità. In estate non metterai i pantaloni -o nemmeno la maglietta in caso di caldo davvero torrido- e in inverno aggiungerai una felpa in più.
    Tanto, alla fine, quello che importa, è essere comodi quando si dorme. E, sapete, dormire è importante.

    ***

    «Eva... per favore, almeno provaci.»
    Alzo lentamente le palpebre ritrovandomi davanti l'immagine lontana del soffitto bianco sporco. Con un sospiro alzo la testa in modo da poter guardare Liz, inginocchiata davanti al divano nel tentativo di farmi ragionare.
    «Sai quando ti dici “Metto via quei due libri, giusto per non averli in giro” e finisci per mettere a posto tutta la casa? Il semplice provarci è come pensare a quei due libri. Se comincio ora sarà una cosa che non finirà più.»
    Quello sembra farla riflettere, mentre si guarda riflessa nei miei stessi occhi. Lo so, perché sto facendo lo stesso nei suoi, passando lo sguardo dall'uno all'altro. So che non è arrabbiata, altrimenti le sue pupille sarebbero strette come due buchi da spillo. Credo sia semplicemente preoccupata.
    «Non devi per forza... andare a casa, o parlare con Veronika o Angelia. Basta una lettera, un biglietto, qualsiasi cosa. Ma questa volta non puoi semplicemente sparire nel nulla come hai fatto di solito. Devi spiegare a tutti loro quello che pensi.»
    «Quindi dirgli “Mi spiace, ma non mi va più di vedervi perchè, sapete, mi prende il disagio al solo pensiero di essere imparentata con voi”? Liz, ci sono cresciuta in quella famiglia. Parte della mia testardaggine viene da li.»
    Ci guardiamo, sospiriamo entrambe. Ci baciamo.
    «Questo mondo è troppo grosso per me, Liz.»

    ***

    «Ok, tranquilla... ti aspettiamo!»
    Sorrido, scuotendo un po' la testa. Dana come spesso succede è in ritardo, e come tutte le volte è in grado di avvisare anche un'ora e mezza prima. Ma questa volta nessuno ci corre dietro, è solo una normalissima cena tra ragazze. Io, Liz e le altre.
    «Era Dana?»
    Annuisco a Liz, che scoppia in una risata. Sa già che dovremo aspettare Dana per una mezzoretta almeno. È bello sapere che la mia ragazza non ha problemi con le altre, che ormai le conosce talmente bene da non avere nemmeno bisogno che le spieghi i motivi di una chiamata. In qualche modo, questo mi fa sentire tranquilla. Le relazioni sociali non sono mai state il mio forte, figurarsi le relazioni sentimentali. Con le uniche due ragazze che ho avuto prima di Liz è andata uno schifo proprio per questo. Al mondo ci sono così tante persone... troppe. Liz è l'unica che è riuscita a capirlo.
    «Allora, che facciamo da mangiare Eva?»

    I fornelli videro molto amore, quel pomeriggio.
     
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6 replies since 6/7/2011, 21:03   38 views
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